Una terapia per il corpo, un maestro per l’anima
From birth to death, all your experiences, great and small, are made possible by your body from eating to working to playing to making love
One of the most important values we hold, both culturally and as a species, is to be physically «healthy», yet so often, we fail to cultivate our health
2. Ken Wilber, Redefining the body
Conoscere attraverso la parola è un privilegio dell’essere umano. Tuttavia, per quanto ricca possa essere l’esperienza descritta da una parola, essa non può essere veramente vissuta senza sacrificare la parola stessa e lasciarsi cadere nell’abbraccio dell’esperienza diretta: la mano che guarisce è il prolungamento immediato della parola che ispira.
Questo è, in fondo, il percorso che la maggior parte di noi ha compiuto, in modo naturale, dal semplice essere mossi da curiosità verso Yumeiho al diventare praticanti entusiasti di questa terapia. La parola che ti promette la guarigione deve essere davvero ispiratrice affinché tu, che sei più del tuo corpo, possa capire che, ancora una volta, devi tornare verso il tuo corpo e farne la cattedrale in cui l’anima ha il dovere di dimorare.
Come predicano le filosofie perenni che, recentemente, sono state riscoperte e rivalutate per la validità (se non scientifica, almeno empirica) dei loro principi, l’uomo è un tutto, un intero. Ciò che è prezioso nello Yumeiho, da questa prospettiva, è che si fonda su un concetto di salute olistica (forse non così marcato come quello promosso da altre terapie tradizionali orientali, come il Reiki, ma comunque presente), concetto che dà a questa terapia il vantaggio di poter affrontare le affezioni alla radice: ciò che è malato negli strati superiori della soma ha una causa che, nella maggior parte dei casi, si trova a un livello molto più profondo.
Ciò che promette Yumeiho è la riabilitazione della verticalità somatica e, da qui, il recupero di un certo senso della dignità umana. Tuttavia, le parole non possono che indicare ciò che, concretamente, Yumeiho realizza. Senza falsare le impressioni iniziali che probabilmente molti di noi hanno sperimentato al primo incontro con questa terapia, sì, si è trattato dello scontro con un’altra terapia “esotica”. Ma in questo caso, il sentimento di impatto con un orizzonte bizzarro, popolato da asperità concettuali caotiche, si è trasformato incredibilmente in fretta nella sensazione che, restando a osservare, più o meno interessati, quel paesaggio, esso cominciasse ad avere mani: ti abbraccia, ti invita a scoprirne le profondità, le vette, la delicatezza. Sì, lo scontro si trasforma in abbraccio, in sorriso, in calda comunione.
E il merito di questa metamorfosi è, ovviamente, del messaggero. Oltre la fisionomia, il messaggero è volto. Oltre le parole, il messaggero è voce. Oltre il discorso, il messaggero ha una storia. Ma prima di tutto, il messaggero è un maestro. Lo chiamo così perché, prima ancora di mettermi di fronte allo Yumeiho, mi mette di fronte a me stessa. Mi riconosco nella sua storia come dovrei riconoscermi in uno specchio che mi mostra più verticale, più simmetrica, più purificata dalla malattia con cui, temporaneamente, vivo in simbiosi. Mi vedo lì perché lì sono già; l’unica distanza, quasi impercettibile, tra me-qui e me-lì è una distanza che può essere annullata attraverso una scelta.
Il messaggero è un maestro perché fa dello Yumeiho una possibile storia mia. Perché mi fa tornare al mio stesso corpo e vedere, con gli occhi rivolti verso l’interno, come l’anima non abiti nella cattedrale che le spetta, ma su un’impalcatura approssimativa che rivendica, giustamente, un’architettura adeguata. È maestro perché, parlando di Yumeiho, mi parla di me. Perché, in tutta questa storia, io e il messaggero diventiamo trasparenti e ci dissolviamo nell’unica cosa che conta: Yumeiho non è più un orizzonte esotico, ma una paradigma. Yumeiho e il maestro diventano uno, ognuno lavorando su ciò che è naturale che lavori: Yumeiho è una terapia per il corpo, il messaggero è un maestro per l’anima.
E l’emozione con cui attendo il prossimo incontro con il mondo Yumeiho è l’emozione con cui attendo un nuovo rendez-vous con me stessa.
Simona Creţu
[1] Dalla nascita alla morte, tutte le nostre esperienze, grandi o piccole, sono rese possibili dal nostro corpo: dal mangiare al lavorare al giocare al fare l’amore.
[2] Uno dei valori più importanti che conserviamo, sia culturalmente che come specie, è la “salute” fisica, eppure troppo spesso falliamo nel coltivarla.